Profilo

foto profilo Paola Coacci Psicologa Psicoterapeuta Pesaro Urbino

Mi chiamo Paola Coacci e sono una psicologa psicoterapeuta.

Ho sempre creduto che un giorno avrei potuto dire questo di me: ricordando infanzia e adolescenza ho la netta sensazione che la mia scelta fosse già lì, ad un passo dall’essere afferrata e compresa appieno. Sono una persona estremamente curiosa e con una grande immaginazione: quando dopo gli studi classici e la laurea in psicologia giunse il momento di scegliere la scuola di specializzazione trovai quella che subito colpì la mia… immaginazione: l’Istituto di Analisi Immaginativa di Cremona. Pur non conoscendola in maniera approfondita mi parve di nuovo che la scelta fosse sempre stata lì e aspettasse solo di essere colta.

C’è una lirica di Saffo che il fondatore della scuola, il Dottor Gianmario Balzarini, scelse a rappresentanza delle sue idee:

 

C’era alta
sul ramo più alto di un albero
una mela
rossa.
Dai raccoglitori fu dimenticata.
Dimenticata? No, non fu raggiunta
(Saffo)


Per tutti gli anni in cui ho frequentato la scuola ho diverse volte incontrato tra dispense, libri e appunti, questa lirica: tuttavia allora, presa da altro non mi sono mai soffermata a pensare al suo significato. Durante gli anni dell’analisi personale ho infine compreso quale fosse, almeno per me e la mia esperienza, il significato “non raggiunto” di quelle parole. Mi sono avvicinata all’inconscio immaginandolo come lo stanzino buio della casa dei miei genitori (in cui mi affacciavo facendo capolino dietro a una porta per vedere cosa ci fosse in fondo…), l’ho immaginato come un intrico di rami di una foresta dove potessi andare ad ascoltare il silenzio, a volte come un mostro che divora i bambini e si nasconde sotto il lettino: ma l’inconscio non è solo questo. E’ una mela che deve essere solo colta; è l’unione delle nostre parti non colte, non raggiunte, ma che ci sono e ci sono sempre state. Non è nulla di spaventoso, buio o intricato: ha la sua complessità, ma è una complessità su misura di chi la possiede perchè frutto dell’educazione, delle fantasie, del bagaglio culturale e delle esperienze che ognuno di noi ha accumulato negli anni.

Ho lavorato anni e tuttora lavoro come educatrice in una comunità e le signore lì ospiti mi hanno insegnato tanto: a loro sono veramente grata. Mi hanno insegnato la pazienza, la dignità, l’amore, il dolore, la gratitudine e l’ingratitudine, mi hanno insegnato cosa voglia dire forza di volontà e dignità, quanto amore serva per decidere di lasciare la sicurezza della propria casa per seguire il proprio bambino in comunità e quanto amore serva per ammettere che forse il tuo bambino ha bisogno di qualcosa che tu non riesci a dargli. I bambini mi hanno insegnato a sorridere e ridere preparando uno spuntino di mezzanotte per Babbo Natale e le sue renne. Ma soprattutto ho imparato che per vedere una persona si può stare anche ad occhi chiusi, perché è importante ascoltarla, accoglierla, farle sentire che in quel momento tu sei lì per lei soltanto, senza giudicarla: semplicemente fermandoti con lei e dandole lo spazio e il valore che merita.
Ogni ricordo che mi lega a loro è una fotografia a colori del mio album immaginario, ognuna è stata unica, ogni ricordo un tesoro prezioso.

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